Marco Vichi è nato a Firenze nel 1957. A otto o nove anni lesse il suo primo romanzo per adulti, e si emozionò a tal punto che pensò subito di “continuare la catena”, cioè di scrivere un romanzo per cercare di fare emozionare gli altri con una storia scritta da lui. Chiese a sua mamma un quaderno e una penna e cominciò a scrivere quello che avrebbe dovuto essere un romanzo: “John Smith non era né alto né basso, né magro né grasso, né bello né brutto…” Più o meno cominciava così, ma non riuscì ad andare oltre la prima pagina. Successivamente, lungo tutta l’adolescenza e la prima giovinezza, ha usato la scrittura per placarsi nei momenti più critici, ma senza mai immaginare o sperare di diventare uno “scrittore”. A vent’anni, con un amico, si è messo a scrivere per gioco racconti e brevi romanzi a quattro mani, finché una persona a cui faceva leggere questi “divertimenti” non lo gelò con una frase: “Ma vuoi continuare a giocare o vuoi fare lo scrittore?” Marco sentì una bomba esplodergli nel petto, e tornò a casa stordito. Fu quel giorno che decise di “provarci”, ma senza rivelarlo ai suoi familiari, come se dovesse nascondere una vergogna. Scriveva e leggeva come un matto, riempiva grandi quaderni e prosciugava una penna BIC dopo l’altra, riempiendo gli armadi di racconti e di romanzi. Finché, circa vent’anni dopo, quando ormai pensava di scrivere per sempre senza mai pubblicare nulla, ecco che accadde il miracolo…
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